Nascosta nell’oscurità della notte, una probabile supercella marginale ha seminato danni su una fascia di territorio tra Pordenone e la base di Aviano, apportando danni anche abbastanza gravi su Vigonovo, Fontanafredda, Roveredo in Piano e San Quirino. Ma cosa ha causato tali danni, una tromba d’aria (come di consueto riportato dai giornalisti) o un downburst? La risposta è probabilmente entrambi.
Quel che parrebbe essere successo è che dapprima la parte frontale della supercella con la sua corrente discendente principale (il Forward Flank Downdraft, FFD) ha causato quelli che sembrano essere danni da raffiche lineari su Vigonovo e Forcate.
Successivamente, con lo sviluppo e la discesa della corrente discendente posteriore (il Rear Flank Downdraft, RFD), parrebbe essersi innescata la genesi di un tornado appena fuori l’area industriale di Forcate, tornado che ha sfiorato tale area industriale e si è fatto una corsetta fino alla parte settentrionale di Roveredo dove pare essersi dissolto.
Nel frattempo l’RFD, con le sue raffiche associate ad uno o più downburst interni, ha causato danni sparsi tra Fontanafredda e Roveredo prima, mentre sono risultati molto diffusi ed a tratti gravi (anche più di quelli del tornado stesso) tra Roveredo e San Quirino poi, fino a Vivaro dove è stata misurata una raffica di vento di 136 km/h.
Tramite l’utilizzo delle immagini radar di velocità radiale (OSMER, archiviate da Meteologix) è stato possibile iniziare a sospettare dell’evento data la presenza di rotazione dei venti.
Ma qualcosa non tornava troppo, data la separazione di un paio di chilometri tra la rotazione ed i presunti danni da tornado (tradito da direzioni di danno incrociate). Nelle immagini di riflettività radar (Mosaico ARPAV) si potrebbe nascondere la soluzione: l’RFD con un suo Rear Inflow Notch (l’RFD è dopotutto una corrente d’aria secca che si mescola alle precipitazioni supercellulari, quindi talvolta si presenta una regione di riflettività radar minore associata alla regione di caduta dell’RFD) pare contenesse un downburst che ha aumentato il raggio d’azione delle raffiche e che si è avvolto intorno alla tromba d’aria, fino ad occluderla e soffocarla (processo testimoniato da quella che pare essere una virata a sinistra da parte del vortice).
Il downburst stesso è stato quindi parzialmente riavvolto intorno al tornado e alla relativa porzione di mesociclone, ed è risultato in raffiche lineari che si sono riavvolte verso nord e addirittura ovest sul lato destro del tornado, potendo così classificare tale downburst come “twisting microburst” (data anche la sua dimensione inferiore ai 4 km, da definizione).
Il tornado vero e proprio, sia per la sua bassa intensità che per la sua posizione nel temporale, non è stato quindi ben osservabile nelle immagini di velocità radiale, complice la distanza sia dal radar di Fossalon che quello di Concordia Sagittaria che ha come effetto la scansione a quote maggiori. Infatti le onde dei radar meteorologici sono in linea retta, perciò allontanandosi da essi lungo la superficie terrestre ricurva, la quota analizzata sarà sempre più elevata e ciò dà come problema il fatto che non si sa cosa succeda nella parte più bassa del temporale, regione nella quale avvengono i più infimi processi relativi ai tornado come in questo caso.
Ringrazio Mauro Vitolo per i sopralluoghi in zona e per i dettagli forniti, inclusa la presenza di una casa apparentemente mitragliata su più pareti da detriti (e/o chicchi di grandine), Domenico Frattolillo per l’aiuto nel ritrovamento dei punti danneggiati e la ricostruzione del pattern di danno e Alberto Gobbi per l’analisi radar che ha permesso di individuare elementi a supporto dell’ipotesi proposta.
Articolo a cura di Federico Pavan.